Capitolo Quarto - Capitolo Quinto

                  CAPITOLO QUARTO

  

                   Insediamenti etruschi a Brusciano

 

Quanti  si  sono  interessati  nei   tempi  scorsi  del  problema  delle  origini     di Brusciano, in genere rifacendosi al Remondini, al Ricciardi ed ad altri eminenti studiosi, avevano sostenuto le sue origini romane, non avevano tenuto presente, però, le varie scoperte archeologiche, i reperti rinvenuti negli ultimi decenni, che fanno risalire i primi insediamenti,  nella  terra  in  cui  sorge Brusciano, ad origini etrusche o sannitiche.

Il Turboli, nelle "Ricerche storiche su di Marigliano e Pomigliano" già alla fine del 700, riferisce di tombe di origini etrusche ritrovate nella zona molara di Brusciano (l'attuale viale Europa). Si legge, infatti, a pag. 41 della sua opera: "... verso il Monte Somma e propriamente nel luogo dove si dice la molara di Brusciano. Sebbene a noi manca l'istoria per poterlo con qualche fondamento asserire pure sulla scoperta di alcuni monumenti sepolcrali e di altre circostanze del cennato luogo possiamo probabilmente rintracciare  gli indizi. In una villa del signor canonico Ruggiero, Penitensiero della cattedrale di Napoli ed in altri poderi a questa adiacenti, negli scorsi anni, si son veduti sepolcri di remotissima antichità, posti a circa 12 palmi sotto terra, cioè circa quattro metri. La di loro costruzione era di forma etrusca e l'avello era formato con sei tavole di pietra di tufo mirabilmente unite. In esso giaceva il cadavere con cimiero, corazza, sciabla e con altre divise militari. Vi si trovarono dei vasi libatori e lacrimali, alcuni di figulina, altri di rame o di altro metallo.

Cose tutte non altro indicanti che un lusso funerale di un gentiluomo di città e nommai di tuguri e di ville, in quei tempi, abitate da servi e campagnoli".

Da dove vennero gli Etruschi? Chi erano? Parecchi autorevoli studiosi hanno cercato di risolvere il mistero, ma ancora oggi le ipotesi più seguite sono  quelle di Erodoto e Dionigi, entrambi di Alicarnasso, senza poter, alla fine, accertare con esattezza né la loro razza né la loro provenienza. Erodoto, vissuto nel quinto secolo a.C. , nella sua storia, I, 94, racconta:

"" (12) Al tempo del re ATYS una terribile carestia afflisse la Lidia, regione dell'Asia minore, ed il popolo non aveva da mangiare, allora i Lidi inventarono molti giochi, quello della palla, dei dadi ed altro, per un giorno intero giocavano senza mangiare e l'altro mangiavano. Ma, poiché la terribile carestia durò diciotto anni senza accennare a passare, il re ATYS divise il suo popolo in due parti ed estrasse a sorte una delle due parti. I sorteggiati dovevano lasciare la Lidia ed emigrare altrove sotto la guida del figlio del re, di nome Tirreno.

Attraversarono il mare e sbarcarono nel territorio degli Umbri, dove fondarono un gran regno e mutarono il nome di Lidi in quello di Tirreni, in onore del loro principe"".

(9)      Istituto della Enciclopedia Treccani


 

 

 

Colonizzazione Etrusca della Campania


 

Dionigi, invece, vissuto nel primo secolo a.C., circa quattrocento anni dopo, sostiene che gli Etruschi, nel loro linguaggio non si chiamavano affatto Tirreni, ma Rasena che,  quando  alla  carestia  ed  alla  migrazione  dei Lidi,  lo storico Xanto, nato in Lidia e contemporaneo di Erodoto, non ne fa menzione nelle sue opere e che, infine, tra la lingua lidia e quella etrusca non c'è la minima somiglianza. Gli Etruschi, secondo Dionigi, non erano venuti dalla Lidia, né da alcun altro paese greco o asiatico, perché erano originari dell'Italia e questo lo dimostravano due cose:

·   Primo, quello etrusco era un popolo antichissimo;

·   secondo, era isolato fra tutti gli altri per il suo modo di vivere e soprattutto per la lingua, diversa da tutte quelle dei popoli vicini.

Fra i moderni si ammette concordemente che gli etruschi provennero probabilmente dall'Asia minore, perché la loro civiltà manifesta parecchi influssi orientali; es: gli ipogei che ricordano le tombe scavate nelle rocce dell'Asia minore, perché la loro arte pittorica con motivi di tigri, leoni, leopardi, sfingi, ricorda quella egeo - cretese, i riti religiosi degli Arùspici e degli Aùguri. Altri ancora, tra i quali gli studiosi Micali, Niebuhr, Mommsen e così via, opponendosi alle diverse teorie summenzionate, ritengono che gli Etruschi vennero in Italia dal settentrione attraverso le Alpi e si stanziarono nella valle Padana, in Etruria, regione tra Arno e Tevere, Tirreno ed Appennini, ed in Campania. La colonizzazione della Campania da parte degli Etruschi, che erano discesi dall'Italia centrale alla ricerca di nuove terre e di nuovi mercati, inizia nel IX secolo a.C. Questa colonizzazione si articola in due nuclei relativamente autonomi, l'uno nella zona di Capua (l'odierna S. Maria Capua Vetere), l'altro a Pontecagnano, in provincia di Salerno. Una sub-colonia sistabilì nel vallo di Diano a Sala Consilina, mentre nuclei minori compaiono nel nolano, dove fondarono oltre a Nola, la città di Acerra, di Nocera, di Ercolano, di Pompei, di Sorrento e quasi certamente anche Brusciano insieme a qualche piccolo centro della zona.

Per quanto riguarda, invece, Brusciano, abbiamo la prova che gli Etruschi, per lo meno, avevano qualche insediamento in loco o addirittura, forse, avevano fondato quel centro che offriva loro sicuro asilo o si trattava  di  qualche  villa  di  campagna  di  un  ricco  signore  etrusco.  Questo  popolo  affascinante  e  misterioso  tenne  queste   città  fin   quando la Campania fu conquistata dai sanniti nel 424 a.C., poi le invasioni galliche nella valle padana (sec.IV), l'ascesa di Roma che, espugnate Veio (396 a.C.), Vulci (280 a.C.) e Volsini (256 a.C.), spezzò la potenza degli Etruschi, avviandone la assimilazione nella società romana che derivò da essi molti elementi politici e culturali.

 

 

                                          Stemma vecchio


 

 

                                             Stemma nuovo

 

 

                 CAPITOLO QUINTO

                                                             Lo stemma

Da circa un quinquennio stranamente lo stemma del comune di Brusciano è stato cambiato, rinnegando quello ormai multisecolare; ce ne è stato offerto un altro esistente nelle "Visite economiche" della Provincia di Terra di Lavoro, anno 1802, fascio 5-56 foglio 40V. Non è la prima volta che da Archivi di   Stato e non di Stato spuntano stemmi che nulla hanno a che vedere con l'autentica tradizione di un paese.

Valga,  ad  esempio,  quanto  è  avvenuto  a   Cicciano,  dove  uno  studioso,  il Sammarco, ha rifiutato e confutato lo stemma di quel paese, quale era dopositato presso l'Archivio di Stato, considerato ricostruzione spagnolesca del 600 ed ha ricostruito quello autentico.

Su Brusciano nulla abbiamo da ricostruire, ma tirar fuori dalla cantina il vecchio stemma che simboleggia l'autentico volto antico e recente di Brusciano. Lo stemma di un Comune, infatti, cioè l'antica Universitas, veniva creato per ricordare avvenimenti importanti di tempi remoti a cui si ricollegava un fatto storico, una leggenda, un mito, una tradizione e l'antico stemma esprimeva l'origine, l'autentica Brusciano.

Esso rappresentava uno scudo diviso in due parti da  una striscia  azzurra, con tre stelle a cinque punte, simbolo della Universitas.

Nello spazio a sinistra era riprodotto un acquitrino, in cui si muoveva un'oca selvatica, mentre nella banda destra campeggiavano tre spighe di grano bionde e piene, legate da un nastro azzurro.

E' l'autentica Brusciano di ieri e di oggi: le acque del Sebeto, ricche di cacciagione, fertilità dei luoghi, laboriosità degli abitanti.

E l'azzurro campeggiante è simbolo della tensione spirituale proprio dei Bruscianesi, fiduciosi in un futuro migliore.

Invece non si riesce a comprendere a quale mito o realtà storica si rifaccia il nuovo stemma.

Tolte le tre stelle analoghe, non si intuisce che significato abbiano quei tre monti alla base, il giglio centrale e tanto meno donde sia spuntata la fascia tricolore che lega le due frondi che sono alla base dello stemma.

Siamo nel 1802: manipolazioni patriottarde recenti? A noi Bruscianesi sta bene il vecchio stemma!

 

                                                                   Planimetria di piazza Bellini e relative traverse


 


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